È il 15 marzo, sto ascoltando una vecchia compilation dei R.E.M. e pubblicare una storia su Instagram mi mette ansia.
No, non ho battuto la testa. E no, non ho intenzione di lasciare il pezzetto di Terra che abito online.
Di là di recente ho raccontato uno dei libri più belli mai letti e il primo concerto del 2025. E sono stata molto, molto felice di farlo. Solo che…
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Succede di tanto in tanto che i miei pensieri comincino a bisbigliarmi cose tipo:
… Neanche stavolta ho battuto la testa. Non mi sono dimenticata di appuntare parole e sensazioni, che è un po’ il senso - oramai lo sai - di Nascondino.
Al momento, quando penso che potrei condividere sui social la pagina di un libro, la potenza di una citazione o l’ultimo album che ho ascoltato su Spotify mi sento come quella barretta che ti ho lasciato a sinistra qualche riga fa: bloccata, nera, col vuoto davanti. E con un po’ di ansietta nel petto (amica barretta, ce l’hai anche tu? Il petto no… ma l’ansietta?).
Non sono triste. Sono piuttosto aggrappatissima all’offline: sto leggendo libri stupendi, sto scambiando parole belle e sto ascoltando album boooom (tipo l’ultimo dei Coma_Cose, aprire questo spiraglio di condivisione è doveroso).
In altre parole… Sto amando l’offline senza nessuna voglia di raccontarlo online. E raccontarlo online, che dolore scriverlo… non mi manca affatto.
Mi sono chiesta il perché. Condivido con te la risposta che mi sono data, passando ancora per i Minions:
Qualche giorno fa ho comprato questo set per bambini. Per me.
L’ho visto sullo scaffale di un negozio e l’ho preso perché mi piaceva. Quando la cassiera mi ha chiesto se avessi bisogno di una confezione regalo, le ho detto di no. Antonio avrebbe detto di sì perché s’imbarazza, preferisce di gran lunga fingere che abbiamo figli, nipoti, sorelline.
Io mi vergogno per molto meno: entrare in un supermercato mentre c’è tanta gente alla cassa (mi sento molto osservata); chiamare per prenotare le pizze; chiedere informazioni sui luoghi a persone vere (esiste Google Maps, ci sarà un motivo). Ma alla mia strategia di sopravvivenza alla vita adulta posso solo essere grata.
Sì, perché in fondo di quello si tratta. Me lo sono detta quando abbiamo assegnato un posto sul lavandino al mio nuovo acquisto. Me lo sono ripetuta quando, nei giorni successivi, ho cominciato a usarlo, tra un che carinooooo e l’altro. Sì, negli stessi giorni di cura a base di offline.
La verità è che sono in una fase di forte cambiamento, di quelle che abitano il mondo dei grandi. Devo fare delle scelte. Non voglio che siano perfette, non più; voglio piuttosto che siano consapevoli, che siano mie e mie soltanto, che mi aiutino a diventare quello che sono.
La consapevolezza per me passa sempre per i libri, per le canzoni, per le parole. Non faccio altro che ripetere che oggi mi sento vorace: devo leggere, devo ascoltare, devo scrivere. Ma oggi devo anche fare in modo che tutto entri in circolo dentro di me, che ci resti, che non si perda là fuori. Che poi non si perde, lo so. Me lo dimostrano i messaggi, i sorrisi, tutti quei “lo leggerò perché me lo hai detto tu”.
Non si perde. E non succede anche grazie a te che mi stai leggendo. Te ne sono grata.
Ma in questo momento ho bisogno delle cose che amo e mi sento come se ne avessi bisogno più di chiunque altro. È per questo che non riesco a raccontarle.
È per questo che compro set per bambini.
E a te come va con la vita adulta?
Nascondino nasce da una imperfezione condivisa che ha aiutato me e un mio amico a sentirci meglio. Se ne hai bisogno, puoi rispondere a questa e-mail e raccontarmi ciò che vuoi, così contiamo insieme. ❤️
A presto,