"No, la newsletter di aprile non la scrivo".
"Ma no, dai, la fai più breve".
Ed eccomi qua, per la prima volta seguo un consiglio di chi mi ama senza aspettare sei anni (True story. A occhio e croce nel 2026 dovrei finalmente vedere L'amico del cuore di Salemme).
Aprile è stato un uragano di cose. Un uragano che mi ha messo meno ansia del previsto. Ma - è il caso di dirlo - niente panico: abbiamo un'eccezione, te la racconto tra un attimo.
A inizio mese ho accettato un nuovo incarico. Breve, provvisorio. Ma... ma... nuovo, e lontano millemilamiglia dalla mia comfort zone. Immaginalo come una stella lontana anni luce, mentre la Terra è tutta comfort zone. Esatto, proprio così.
Pensavo mi avrebbe destabilizzata molto, e invece...
Mi sta piacendo. Mi sta addirittura entusiasmando. Certo, come sempre ho pensato di non essere all'altezza, di essere un impostore tra un milione di geni, di rovinare vite, di far crollare l'universo... ma è durata poco. Oggi mi sento per lo più carica.
La newsletter non volevo scriverla perché credevo di non avere il tempo di farlo. Né qualcosa da raccontare, visto che aprile è stato il mese in cui mi sono convinta di star finalmente imparando a gestire l'ansia da lavoro, che per me è tra le più grandi e invadenti (Durerà? Ti aggiornerò...).
E poi... puff. Sono bastati un consiglio e un bel giramento di testa giusto giusto alla fine del mitico, rivelatore mese di aprile. Giusto un attimo prima di dover parlare in pubblico. Quello non smette di terrorizzarmi.
Giri e pensieri. Pensieri e giri. Suonavano così:
Mo’ vado lì e inciampo.
Mo’ mi alzo, inciampo e la lampada cade.
Scorderò tutto. Il Kindle si romperà, non riuscirò a seguire la scaletta.
A un certo punto sarò muta. Mi guarderanno tutti.
Sembrerò cretina, disorganizzata e incapace.
Dopo questa figuraccia, tutti mi odieranno.
E nel frattempo tutto intorno a me girava. Ho davvero pensato di svenire. Tremendo.
Poi mi sono detta: succederà quello che è successo già. Sì, succederà ancora. Quando andrò lì sarà meglio, perché in testa è sempre peggio. Succederà che capirò che l’ansia si è ancora una volta inventata tutto.
E così è stato. Mi sono alzata ma non sono inciampata. La lampada non è caduta. Ho scordato solo le cose non importanti. Il Kindle è stato solo un po' lento, ci tengo su troppi ebook e documenti. La scaletta... sì, ho smesso di seguirla ma per scelta, perché gli occhi che mi stavano guardando mi hanno incoraggiata a partire in quarta e senza appigli. Quegli occhi dunque alla fine mi hanno guardata, ma erano teneri, fieri, incuriositi.
Non credo di essere stata cretina, disorganizzata e incapace, né penso di meritare odio. Quella si chiama ansia. Io mi chiamo Raffaella.
E Raffaella ad aprile ha anche scoperto che in fondo per decomprimere basterebbe un concerto di Cristina d'Avena al mese.
E un consiglio di chi ti ama. E scrivere parole. E l'abbraccio stretto di un amico. Sempre (almeno) una volta al mese.
E tu che mi dici? Quanto ti spaventa parlare in pubblico?
Nascondino nasce da una imperfezione condivisa che ha aiutato me e un mio amico a sentirci meglio. Se ne hai bisogno, puoi rispondere a questa e-mail e raccontarmi ciò che vuoi, così contiamo insieme. ❤️
A presto,