🎶 Parappapararararara… 🎶
Lavorando moooolto di fantasia, leggendo otteniamo l’intro di L’anno che verrà di Lucio Dalla. Sì, esatto, quella che fa Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’. L’intro di cui la Rai abusa ogni anno tra gli ultimi di dicembre e i primi di gennaio.
Quello con cui, ogni anno, la Rai non mi distrae ma mi fa venire gli attacchi di ansia.
A fine 2024 ero stata addirittura ottimista. Tutto sommato ero soddisfatta degli obiettivi che avevo raggiunto, di ciò che di nuovo avevo costruito: mi sembrava di intravedere - ma che dico, di vedere - delle basi solidissime per un 2025 coi fiocchi. Mi sembrava, per una volta, di non avere l’ansia del nuovo, il terrore dell’ignoto.
Ecco… è durata poco. Fino al 7 gennaio, per la precisione.
Quel giorno i social parevano lanciarmi un unico, insopportabile messaggio: da oggi tutti tornano a essere dolorosamente, irrimediabilmente impegnati, produttivi, concentrati. Tutti… tranne te.
Ti è mai capitato?
Alle mie orecchie, quel messaggio suonava così:
Hai trent’anni e un contratto che nel 2025 scadrà. Hai dei clienti che ti abbandoneranno. Pensavi di aver costruito cose, ma l’unica certezza è che crolleranno. Non sei stata capace di trovare un posto e di starci comoda, uno solo non ti basta, ne vorresti dieci ma inseguirli è una perdita di tempo. Se è il 7 gennaio e la tua agenda è quasi vuota, dovrai rimediare nel weekend, perché un’intera settimana di riposo - dopo le feste, per giunta! - è vergognosa.
Almeno studia per provare a essere migliore, o quantomeno per provare a capire che lavoro stai facendo. Scegli un manuale che non sia inutile o sbagliato, hai bisogno di competenze che ti rendono perfetta e infallibile. No, quello è troppo generico. Quello invece è troppo specifico. Chiudi, sei incapace di scegliere.
La colpa di tutto questo è di Antonio. Dovresti prendertela con lui. È colpa sua se il letto ti trattiene, se la cioccolata ti fa sentire in colpa: se lui non continuasse a comprarla, se la sua mano smettesse di produrre quell’improduttivo “tap tap” sul lenzuolo che ti invita a rallentare… tu non rallenteresti. Mai.
Ho bisogno sempre di qualche giorno per convincermi del fatto che a parlare non fossero i social o Raffaella, ma l’ansia.
Tra l’altro aveva ragione…
…sull’ultimo punto. Ha solo fatto un po’ di confusione tra le colpe e i meriti. Tra il terrore di rallentare e la salvezza del rallentare.
L’ho capito quando ho cominciato a… rallentare, sì. Nel momento esatto in cui il 2025 non è esploso e un attimo prima che lo facesse la mia testa. L’ho fatto grazie ad Antonio, ma anche grazie a me.
Ho lasciato che l’ansia mi bloccasse, ma poi mi sono concessa del tempo per accettare che gli impegni fossero pochi e negli spazi vuoti ci ho infilato passeggiate lentissime, camminate per guardare e non per dimagrire, passi dietro passi per esplorare. Ho scoperto che nel paesino in cui viviamo esiste una strada in cui i cani, appena mi vedono, si mettono su due zampe e mi… abbracciano. Sì, i cani. Così:
Ho lasciato diventasse tradizione: ora ogni mattina, quando il tempo lo permette, vado a trovare i pelosi e a beccarmi un po’ di coccole.
Alcuni dei giorni neri sono stati giorni di pioggia, giorni senza cani. In quelli ho respirato forte e ho provato a fare pace con l’idea di non dover per forza essere perfetta. Questo ha fatto sì che il libro giusto mi trovasse: al momento sto studiando una cosa nuova, l’editing editoriale; mi sta piacendo tantissimo e mi sta ricordando che l’unico dovere che dovrei sempre, profondamente rispettare in quanto essere umano è quello di essere curiosa, aperta e accogliente.
No, non è inutile. Ci salva.
Ho anche letto Elogio dell’ignoranza e dell’errore di Gianrico Carofiglio, un regalo di Natale puntualissimo che non mi sarei mai fatta da sola. Ma di libri parlo lì sulla Terra, non qui. Qui l’ansia conta e la Terra scompare. E io le devo ancora un po’ di attenzione.
Per prendermi cura di lei, in questi giorni di gennaio ho deciso che mangerò un po’ di cioccolata ogni volta che ne avrò voglia. E sto anche portando avanti un esperimento che mi piace, che sta persino funzionando: ho reso il mio letto una no phone zone.
In altre parole, sto spegnendo il cellulare mezz’ora prima di andare a dormire e sto impostando la sveglia mattutina sull’orologio da polso, così da non sentirmi già sopraffatta quando apro gli occhi. Così da avere davanti prima il soffitto e poi la persona che amo. Nient’altro. Questo mi sta facendo sentire molto meglio.
Parlare, infine. Parlare è sempre un toccasana. Non sono una campionessa del parlato, preferisco scrivere o ascoltare. Parlo con pochissime persone, che sono sempre le stesse da anni.
L’ansia da anno nuovo e da agenda vuota l’ho raccontata ad alta voce ad una delle persone speciali che riceveranno questa mail. Mi ha rivelato di sentirsi esattamente come me, e di non essere poi così tanto occupata.
È molto probabile che anche il resto del mondo non lo sia poi così tanto, è quasi certo che si senta poco sicuro, molto disorientato, a tratti terrorizzato.
E tu?
Nascondino nasce da una imperfezione condivisa che ha aiutato me e un mio amico a sentirci meglio. Se ne hai bisogno, puoi rispondere a questa e-mail e raccontarmi ciò che vuoi, così contiamo insieme. ❤️
A presto,